LA
CHIRURGIA LAPAROSCOPICA Il fine di ogni procedura laparoscopica (LAP) è l’ottenimento, attraverso piccoli fori praticati sull’addome, degli stessi risultati della chirurgia tradizionale (open) con in più i benefici propri della LAP quali il minore traumatismo chirurgico, la migliore e minore degenza post-operatoria, la migliore convalescenza, il minimo, o del tutto assente, danno estetico. Inizialmente la LAP ha interessato Ginecologi e Gastroenterologi e solo nel 1976 l’italiano Cortesi pubblicò la prima applicazione LAP in Urologia localizzando un testicolo intra-addominale in un adulto. Si dovette poi aspettare il 1987 quando Mouret in Francia eseguì la prima colecistectomia completamente per via laparoscopica per comprendere che questa metodica mini-invasiva doveva essere più sfruttata anche in Urologia. Finalmente nel 1989 Schuessler e Vancaille eseguonono la prima linfoadenectomia LAP stadiante in un tumore prostatico; nel 1990 Clayman esegue la prima nefrectomia LAP per via trans-peritoneale (TP) in una donna con Oncocitoma (in Italia fu Breda per primo ad eseguirne una a Bassano un anno dopo); nel 1992 Gagner esegue la prima surrenalectomia LAP; nel 1993 Gaur esegue la prima nefrectomia con accesso retroperitoneale (RP) “creando spazio” con un “pallone” da lui ideato; nel 1998 Vallancien pubblica la prima serie continuativa di prostatectomie radicali per via LAP. Ma quale è lo stato attuale della chirurgia LAP in Urologia? Le applicazioni cliniche più diffuse possono essere suddivise schematicamente in:
Terapeutiche largamente condivise
Terapeutiche controverse o aneddotiche
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